Recensione: Girolamo Ferlito |
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Titolo originale: Per sempre |
Lingua originale: Italiano | Inglese |
Anno: 1987 |
Durata: 93 minuti |
Regia: Lamberto Bava |
Soggetto: Lamberto Bava, Elisa Briganti, Dardano Sacchetti |
Protagonisti principali: Gioia Scola (Linda), David Brandon (Carlo), Giuseppe Stefano De Sando (Maresciallo dei Carabinieri), Roberto Pedicini (Luca), Marco Vivio (Alex), Urbano Barberini (Marco) |
Colonna sonora [audio:per_sempre.mp3]
n.d. 6,5 5,5
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Film di Lamberto Bava del 1987. E’ circolato, soprattutto nel mercato estero, con il nome di “Until death” (fino alla morte). E’ l’episodio numero 2, in ordine cronologico, ad essere stato girato per la TV su commissione di Reteitalia, poi dirottato al mercato del VHS. Della stessa serie fanno parte: Una notte al cimitero (1987), A cena col vampiro (1987) e La casa dell’orco (1988). E’ un ciclo noto al pubblico del piccolo schermo, più precisamente del mercato degli home-video, con il nome di “Brivido giallo” gli incubi di Lamberto Bava. Un prodotto che si discosta decisamente dagli altri della stessa serie, molto più votati all’elemento favolistico, nonostante di fondo ci sia sempre l’incubo che li accomuna e ritorna continuamente tormentando i protagonisti della storia. Più marcata l’impronta thriller e decisamente più presente l’elemento horror che si dipana tra la ghost story dall’incedere gotico e il classico zombie movie Made in Italy, così che in questo prodotto, più degli altri, si sente la presenza e la mano di Dardano Sacchetti. In un piccolo paesino vive una coppia, Linda e Carlo, che gestisce una pensione-ristorante in apparente tranquillità. La storia in realtà comincia otto anni prima, quando i due si macchiarono di un atroce delitto.
Linda (Gioia Scola) è una donna avvenente soggiogata da uno spietato e calcolatore Carlo (David Brandon), divenuto nel frattempo suo marito, conosciuto occasionalmente come ospite della pensione, quando la donna era sposata con Luca. Quest’ultimo fu assassinato proprio dalla moglie con un caffè avvelenato su suggerimento e con la complicità di Carlo. La donna nel frattempo ha cresciuto il piccolo Alex (Marco Vivio), figlio avuto con Luca e del quale era incinta ai tempi dell’omicidio. Le vicende ruotano proprio attorno agli strani incubi di cui soffre il bambino e all’arrivo alla locanda del cosiddetto “terzo incomodo”, Marco, un autostoppista squattrinato, dai modi “vagamente” familiari, giunto nel paese in cerca di vitto e alloggio. La ridondanza “ossessiva” del canovaccio centrale della storia affonda le proprie radici in “Ossessione” di Luchino Visconti del ’43 (a sua volta liberamente tratto dal romanzo di Cain, “il postino suona sempre due volte”), liberandosi dai tratti drammatici della storia, che risultano circostanziali, e caricandosi enormemente, invece, dell’elemento horror che diventa incalzante man mano che la trama si fa più intrigata.
A rendere il prodotto di qualità decisamente elevata rispetto alle altre pellicole della stessa serie ci pensano, oltre che le succitate citazioni, le tetre atmosfere della location e l’intrigo che vi ruota attorno, senza dimenticare l’alone di romantico mistero (sottolineato da un’impronta rossa come il sangue) che si fa cornice degli eventi grazie alle splendide fotografie del Maestro Gianlorenzo Battaglia. Nonostante questo il film pecca, complice il basso budget a disposizione, di dialoghi approssimativi e performance a volte fuori luogo; a eccezione di Brandon
(Deliria di Soavi e le foto di gioia, con lo stesso Bava sempre nell’87), vera punta di diamante della pellicola, il resto degli attori latitano tra il dilettantismo e il filmino casalingo. Qualche scena, che dovrebbe essere drammatica, rasenta il ridicolo e ci scappa pure un sorriso nervoso. Nel complesso è un prodotto che supera abbondantemente la sufficienza.
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