Delirium

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Le verità nascoste

Recensione: Girolamo Ferlito
 
Titolo originale: What Lies Beneath
Lingua originale: Inglese
Anno: 2000
Durata: 130 minuti
Regia: Robert Zemeckis
Soggetto: Sarah Kernochan
Protagonisti principali: Michelle Pfeiffer (Claire Spencer), Harrison Ford (Norman Spencer), Katharine Towne (Caitlin Spencer), Miranda Otto (Mary Feur), James Remar (Warren Feur), Amber Valletta (Madison Elizabeth Frank)
Colonna sonora

voto_mymovies 7 voto_delirium 6,5 voto_imdb 6,5

Film di Robert Zemeckis del 2000, uscito nelle sale cinematografiche con il titolo originale: “What lies beneath” (letteralmente “cosa c’è sotto”, nel senso di “cosa nascondi”) diventa appunto in italiano, per ovvi motivi commerciali, “le verità nascoste”. E’ una pellicola thriller-horror che caldeggia, senza per nulla nasconderlo, le tematiche care ad Alfred Hitchcock tanto da proiettare lo spettatore in un archetipo cinematografico abbastanza classico, senza particolari novità ma sempre attuale e di forte impatto. Norman e Clarie Spencer, marito e moglie, vivono la loro normale e benestante vita in una villa del Vermount sita vicino a una piccola baia annessa ad un laghetto circostante. Clarie è stata musicista ma ha abbandonato dopo la morte accidentale del primo marito mentre Norman è un noto ricercatore universitario. A sconvolgere il solito tram tram quotidiano ci pensa una coppia di vicini di casa Mary e Warren che trascorre la propria giornata tra litigi violenti e riappacificazioni “piuttosto rumorose”.

Un giorno Clarie si accorge che la vicina Mary sta piangendo disperatamente vicino al recinto di casa. Questa le confida, in un attimo di lucidità, di avere paura che un giorno possa scomparire. Da quel momento in poi cominciano ad accadere strani episodi che sconvolgono letteralmente la vita di Clarie che si trova alle prese con una presenza che pare voglia comunicarle qualcosa. Questi accadimenti e l’effettiva scomparsa della vicina di casa fanno crescere in Clarie i sospetti che il marito di Mary l’abbia realmente ammazzata e ne abbia occultato il cadavere. Clarie probabilmente suggestionata e vittima della propria solitudine proietta la sua angoscia sulla vicenda convincendosi che i fatti sono andati proprio così fino a quando con immenso stupore di tutti, durante una riunione, Mary non compare regolarmente accanto al marito Warren. E allora chi è quella presenza che tormenta Clarie? Cosa sta succedendo realmente nella villa degli Spencer? Zemeckis disorienta sapientemente lo spettatore citando volutamente “la finestra sul cortile” e costruendo sulle tematiche psicologiche hitchcockiane l’intera trama del film che sfora nella più classica delle ghost story del XIX secolo.

L’apparente tranquillità della famiglia borghese è ancora una volta smascherata, mettendone in luce debolezze e morbosità sapientemente nascoste nel quotidiano. Del resto anche i personaggi di Hitchcock sguazzano in una vita borghese piena di contraddizioni e di “verità nascoste”. Il cast, composto da due pilastri della cinematografia americana, si muove con disinvoltura in un genere che non gli appartiene necessariamente e il film, nonostante una lentezza forzata, risulta godibile e può essere proposto tranquillamente a tutte le fasce di età. Michelle Pfeiffer interpreta la donna frustrata e piena di complessi adeguatamente gestendo peraltro gli sbalzi di umore, richiesti dal copione, con eccezionale disinvoltura. Harrison Ford, nei panni di Norman (marito attento e premuroso), seppur volutamente vissuto come personaggio secondario si fa spazio pian piano nella scena fino ad un epilogo finale inaspettato in cui mostra di saper interpretare una parte per lui inusuale. Zemeckis, apparentemente un pesce fuor d’acqua nel genere, se la cava con delle splendide inquadrature e un paesaggio mozzafiato che fa da contorno. E’ pur sempre un esperto regista (Ritorno al Futuro, la Morte ti fa bella, Forrest Gump, Contact, A Christmas Carol, solo per citare alcune sue creature) e si può permettere di realizzare un film nel tempo libero tra una ripresa e l’altra di “Cast away” che è uscito lo stesso anno.

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