La casa nel tempo
Nel 1989 Lucio Fulci e Umberto Lenzi, maestri dell’horror made in Italy, vennero incaricati da Reteitalia (poi Mediaset) per la produzione di quattro film per la TV che dovevano far parte di una serie nota come “le case maledette”, dove l’elemento fondamentale era la commistione tra il maligno, la follia omicida e le location tipicamente domestiche. I due registi girarono due pellicole a testa. Fulci produsse: la casa nel tempo e la dolce casa degli orrori, mentre a Lenzi spettò la paternità di: la casa del sortilegio e la casa delle anime erranti. In realtà a lavori ultimati la falce della censura si abbatté sui quattro film che furono banditi per l’eccessiva violenza e crudeltà. Le pellicole furono trasmesse per la prima volta, solo dodici anni dopo, da alcune reti locali. La casa nel tempo, il primo dei quattro lavori, che doveva essere trasmesso in TV, è noto come “The house of clocks”. Ancora una volta il titolo inglese rende l’idea delle intenzioni di Fulci che negli orologi vedeva l’elemento caratterizzante della pellicola. Una villa governata da una coppia di anziani completamente pazzi e immersi in un mondo onirico, fatto di nebbia e manie. La donna attenta a ogni suppellettile d’arredamento, l’uomo innamorato del tempo, collezionista di ogni sorta di orologio; un giardiniere tutto fare, guardiano della casa pronto ad intervenire con ogni tipo di violenza nota, contro qualunque intruso avesse curiosato all’interno dell’abitazione. Una cappella dove sono rinchiusi due giovani sposini, parenti della coppia, massacrati senza pietà dai due vecchi, inchiodati e posti su due ripiani paralleli.
A spezzare l’atmosfera surreale, contornata dal ticchettio incessante del tempo che scorre, ci pensano tre malviventi (due uomini e una donna), abituati a fare irruzione nelle abitazioni, poco custodite, per depredare i malcapitati di ogni prezioso. Da qui si scatena una serie incessante di omicidi che coinvolgono, in più momenti, tutti i soggetti della scena. Fulci da sfogo al suo estro splatter e gore al tempo stesso, facendo cadere, dapprima, per mano dei tre ladri, la coppia di anziani e il giardiniere. Un triplice omicidio fatto di squartamenti vari, sbudellamenti e sangue a fiumi. L’idea del maestro però non si esaurisce in una trama lineare ma sfida le leggi della natura giocando con il sogno, il misticismo e l’ineluttabilità del tempo. Così, improvvisamente tutti gli orologi della casa si fermano e cominciano a riprendere il loro cammino andando a ritroso. Lo spettatore a questo punto piomba nell’angoscia perché rivive a ritroso ogni scena, constatando che i carnefici sono ignari dello scherzo a loro riservato dal tempo e si accorgono solo lentamente che quanto commesso deve ancora accadere e le loro vittime hanno ripreso vita per diventare al tempo stesso carnefici.
La genialità di Fulci non si esaurisce solo nell’invertire le parti dei protagonisti, trasformando il carnefice in vittima e viceversa, ma fa continuare il “percorso del gambero” al tempo che diventa tiranno due volte e giudice anche contro i nuovi carnefici (la coppia di anziani e il giardiniere), che appena restituiti alla vita vengono massacrati senza pietà dagli sposini ritornati a loro volta in vita, assetati di vendetta. Il maestro gioca magistralmente con il tempo disponendone a piacere ed elevandolo a protagonista reale della storia non solo per l’ineluttabilità del suo trascorrere ma anche per le inevitabili conseguenze che l’andare e il venire comportano nella mutabilità della storia umana.
Effettivamente sono rimasto piacevolmente sorpreso da tutto il film. Da un senso di claustrofobia e angoscia come poche pellicole. Il finale è alla Fulci…l’effetto sorpresa non deve mai mancare.
ricordo vagamente questo film, ero piccolo ma già interessato al genere… cmq atmosfere surreali e macabre per un opera confezionata a dovere… momento sorpresa verso il finale!!!
Inserisci commento