Recensione: Girolamo Ferlito |
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Titolo originale: I, Zombie: The Chronicles of Pain |
Lingua originale: Inglese |
Anno: 1998 |
Durata: 79 minuti |
Regia: Andrew Parkinson |
Soggetto: Andrew Parkinson |
Protagonisti principali: Ellen Softley (Sarah),Dean Sipling (David), Claire Griffin (Amica di Sarah), Kate Thorougood (Prostituta), Mia Fothergill (Agente immobiliare), Nick Mallinowski (Poliziotto) |
Nota: In Italia distribuito solo in DVD nel 2004 |
Colonna sonora [audio:izombie.mp3]
n.d. 6,5 5,5
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E’ un film di Andrew Parkinson datato 1998. Film d’esordio del regista che negli anni ’80 aveva cominciato come cine-operatore filmando alcune serie tv e documentari. Controversa opera filmica che si colloca all’interno di un sottogenere parecchio saturo come quello dei “morti viventi” o semplicemente dei “non morti”; inaugurato negli anni sessanta dal genio di Romero e sfruttato all’invero simile da centinaia di registi che hanno trattato l’argomento cercando ogni volta di inserire qualcosa di originale o virando sul remake per imprimere la tematica alle nuove generazioni. Con queste premesse Parkinson, inglese di nascita, parte svantaggiato. Nonostante gli zombie li conoscano anche coloro i quali non hanno mai accettato l’horror come forma d’arte, il regista è riuscito con la sua opera a trattare l’argomento con la giusta dose di bizzarria e drammaticità tanto da ritagliarsi uno spazio importante nel panorama di genere. I, Zombie è di fatto un diario scritto e registrato da un uomo che attraverso le proprie sofferenze ci fa percorrere tutto il macabro iter dell’infezione, quel morbo che pian piano lacera le carni e la mente di un soggetto razionale, trasformandolo in una poltiglia sanguinolenta capace in parte di provare delle emozioni ma affossato in lancinanti dolori e alla ricerca di nutrimento per spegnere quella voglia insaziabile di carne.
Un bisogno che lo allontana da atroci sofferenze, sottolineate da crampi addominali, restituendogli una relativa tregua. Il protagonista della storia è un giovane ricercatore universitario David (Dean Sipling) che conduce una vita “normale” diviso tra il lavoro, che quasi lo ossessiona, e Sarah (Ellen Softley), la ragazza con cui convive. La sua relazione è in crisi a causa del fatto che David spende gran parte del proprio tempo nei suoi viaggi di ricerca. Sarà proprio uno di questi viaggi a risultargli fatale. Infatti il giovane studioso nel tentativo di soccorrere una donna in preda ad un apparente stato confusionario verrà aggredito dalla stessa.
Da questo momento per David comincerà un calvario che vivremo istante dopo istante proprio attraverso i suoi studi, le sue scoperte. Un calvario che lo porterà ad una condizione pietosa, devastato da una “strana” malattia che lo costringerà a cibarsi di carne umana che si procurerà massacrando le proprie vittime accuratamente scelte. Un film a basso budget che mostra parecchie lacune negli effetti, il più delle volte posticci, ma che ha un impatto devastante nel pubblico alternando una calma piatta ad esplosioni di violento splatter al limite del grottesco. Il pubblico vivrà la drammatica involuzione di un uomo verso la condizione di zombie con la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un processo irreversibile di auto-distruzione. Adesso David è un emarginato, un violento che ha perso tutto e che guardandosi allo specchio noterà sul suo corpo i segni della morte. Combatutto nel voler riprendersi la propria vita e mescolarsi tra i “normali” e la consapevolezza di essere definitivamente cambiato. Una fine, nel senso strettamente fisico, che non arriverà mai ma che delineerà inesorabilmente la trasformazione da uomo a bestia. Una trasformazione governata dall’istinto primordiale e da leggi che vanno oltre la natura. Il finale è davvero drammatico. Una pellicola abbastanza innovativa e originale, se si pensa al background che ha alle spalle, e che, nonostante le evidenti pecche sbandierate dal low budget, ci concede attimi di riflessione mescolati a momenti di puro orrido.
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