Delirium

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Dovevi essere morta

Recensione: Girolamo Ferlito
Titolo originale: Deadly Friend
Lingua originale: Inglese
Anno: 1986
Durata: 91 minuti
Regia: Wes Craven
Soggetto: Diana Henstell
Protagonisti principali: Matthew Laborteaux (Paul Conway), Kristy Swanson (Samantha), Michael Sharrett (Tom), Anne Twomey (Jeannie Conway), Richard Marcus (Harry), Anne Ramsey (Elvira Parker)
Colonna sonora [audio:deadly_friend.mp3]

voto_mymovies 6 voto_delirium 5 voto_imdb 5,5

Dovevi essere morta (Deadly Friend, in italiano “Amico/a Mortale“) è un film di Wes Craven, datato 1986. Notoriamente tra i più grandi maestri dell’horror dagli anni settanta ad oggi (nonostante il grande successo l’abbia ottenuto con le pellicole degli anni ottanta), Craven impressionò sin da subito il grande pubblico per la violenza macabra e cinica che sfoggiava con naturalezza nei suoi lavori. Non ci si può dimenticare che il regista americano esordì nel “mondo della celluloide” con pellicole del calibro di “L’ultima casa a sinistra” (Thriller agghiacciante e violento), 1972 e “Le colline hanno gli occhi” (beh, chi non lo conosce!), 1977. Il suo filone di violenza e spietata crudeltà raggiunge il culmine con la creazione del personaggio di Freddy Krueger, in Nightmare (il primo film della saga fu campione di incassi nel 1984), a questo si aggiungono altri grandi successi più recenti, come il celeberrimo  “Scream”, 1996 (il primo di una trilogia di grande impatto e fedele al suo stile). Nella storia di un regista però, come del resto accade per molti altri artisti, esiste la “dolorosa e implacabile” nota stonata. Con questo film Craven scivola letteralmente su una buccia di banana tentando, in maniera irritante, di discostarsi completamente dallo stile che lo ha reso celebre e che ne ha fatto per gli amanti del genere un “must” del cinema horror. In “dovevi essere morta” la solita violenza lascia il posto a scene di: vedo non vedo, con alcune spruzzatine di sangue, morti grottesche in pieno stile trash di fine ottanta (purtroppo l’influenza del periodo è davvero micidiale); lasciando ai posteri un “filmetto” per adolescenti e nullafacenti fedeli appassionati dello zapping.

A tratti noioso e lento, il film di Craven tenta di mescolare la fantascienza all’horror infarcendo il tutto con una storiella d’amore tra liceali finita in tragedia. Paul Cowney, un teenager genio della robotica, approda in una piccola cittadina sconvolgendone i ritmi blandi. Il suo fedele amico (a dire il vero un progetto per la scuola), robot tutto fare dalla sofisticata CPU (in puro star wars style), invidia del compagno di banco, fa guadagnare al ragazzo le simpatie (e qualcosa in più…) della vicina di casa, la coetanea Samantha; impersonata da una giovanissima Kristy Swanson, che si distinguerà, sei anni più tardi, in “Buffy l’ammazza vampiri”, il film. Quest’ultima, figlia di un alcolizzato cronico e orfana di madre, muore accidentalmente cadendo dalle scale, a causa della frattura delle vertebre del collo, in seguito ad uno spintone, procuratole dal padre in preda a delirium tremens. Paul non si rassegna,  attraverso i progressi ottenuti dagli esperimenti sulla robotica, riesce a resuscitare il “giovane amore”, dopo averne trafugato il corpo dall’obitorio. Tutto questo grazie all’installazione, all’interno del cervello di Samantha, della CPU dello stesso robot con il quale l’aveva conquistata.

A questo punto calza a pennello una frase che si sente spesso durante gli spot dei farmaci: “leggere attentamente le istruzioni, potrebbe avere effetti collaterali“. Verrebbe da dire: “Caro Paul, mai sottovalutare i confini inesplorati del cervello umano“. Il robot, utilizzato per la resurrezione, era di facile arrabbiatura e di conseguenza questo influisce sul carattere della rediviva Samantha che tornerà dall’oltretomba sotto le “glaciali” vesti di una spietata macchina assetata di vendetta.  Consiglio la visione del film esclusivamente ai patiti del genere (preferibilmente se under 18) e a coloro i quali non conoscono Craven prego ardentemente di non scadere in affabili giudizi.

Curiosità: il titolo italiano è da considerarsi una citazione di un personaggio del film. Infatti, il padre di Samantha nel rivedere la figlia (già defunta), esclama: tu? Dovevi essere morta! Nella parte di una nevrotica vicina di casa, Elvira Parker, troviamo Anne Mobley (poi Ramsey acquisendo il cognome del marito regista), già nota al pubblico adolescenziale per aver interpretato, un anno prima,  Mamma Fratelli nel film “I Goonies”, di Spielberg. La Ramsey morì di cancro nel 1988, a due anni dalle riprese.

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Commenti

Dovevi essere morta
  • 26 Settembre 2010 alle 13:16

    Ciao Tiziana, grazie per essere passata da queste parti. Ti dirò, il film va visto per capire soprattutto quanto Craven si sia discostato dal suo solito iter. E’ vero che il regista ha avuto sempre un occhio di riguardo per il mondo dei giovani e le problematiche che vi ruotano attorno ma sinceramente è ben distante dai suoi lavori, rispetto anche ai suoi ultimi film.

  • Tiziana scrive:
    26 Settembre 2010 alle 13:10

    Sono curiosa di vedere questo film di Craven.

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