Dellamorte Dellamore
Francesco Dellamorte è un tranquillo ragazzotto di Buffalora, un paesino sperduto, chissà dove, in Nord Italia, e soprattutto è il becchino e guardiano del prosperoso cimitero. Con l’aiuto del suo amico e collaboratore Gnaghi si occupa dei cadaveri giorno e notte: eh sì, avete letto bene! Di notte i cadaveri tornano in vita in cerca di carne umana e tocca a lui abbatterli, distruggendo la testa dei (da lui rinominati) “Ritornanti”. Col passare del tempo il sottile filo che lega vita e morte, nonché sanità mentale e follia, si spezzerà definitivamente, trascinando Francesco nell’abisso della pazzia: un viaggio in cui non si ha più nulla alle spalle ma nemmeno una meta finale.
Questo film di Michele Soavi (penso in stato di grazia), tratto da un romanzo dal titolo omonimo, ci presenta una creatura del grandissimo Tiziano Sclavi che rappresenta il prototipo, il bozzolo di grezze idee da cui sarebbe nato in seguito il Dylan Dog di Bonelli. E’ proprio così! Francesco Dellamorte (Rupert Everett, e non vedrei nessun altro in questa parte!!!) è un Dylan Dog Italico: sognatore, menefreghista, ironico, disilluso e poetico allo stesso tempo. Per lui uccidere i morti viventi è una conseguenza del suo lavoro, una fastidiosa postilla, una noiosa routine. Proprio da questa routine, ciclica e sistematica, l’IO di Francesco vacilla: in una bellissima scena in cui ha un dialogo con la Morte in persona, il giovane capisce che la linea tra vita e morte è sottile e decide di non uccidere più i morti (lasciandoli così al Tristo Mietitore), ma uccidere direttamente i vivi. In un paesino come Buffalora, dove ogni abitante è vittima e carnefice dell’indifferenza, i delitti di Francesco passano quasi inosservati.
Come il buon Dylan, poi, Francesco è vittima dell’amore che entrerà tragicamente nella sua vita per ben tre volte di fila: un amore dolce, cinico, che va oltre la morte!
Scenari lugubri, onirici, un umorismo nero e grottesco, l’idea inaccettabile di un mondo inesistente o “assente”(il protagonista si chiede se addirittura esista un mondo, fuori da Buffalora), sono elementi dosati sapientemente ed alternati alla tediosità della vita diurna: Rupert Everett è un Francesco/Dylan Dog credibilissimo e perfetto! Anna Falchi è sexy ma sopra le righe (purtroppo è espressiva tanto quanto un pupazzo dei Micronauti degli anni ’80) ed interpreta i tre amori di Francesco. Troviamo anche un cinico Stefano Masciarelli nel ruolo del sindaco, addolorato per la morte della figlia solamente perché (parole sue) “…proprio durante la Campagna Elettorale…”. Il muto Gnaghi è interpretato da un Francois Hadji-Lazaro che unisce una mentalità tarda alla poetica purezza infantile e sognatrice, molto ben riuscita. Concludendo, Dellamorte Dellamore è un piccolo grande cult che consiglio vivamente a tutti coloro che vogliono trovare un vorticoso susseguirsi di elementi che spaziano dallo splatter al grottesco, dall’ironico al poetico. Uno dei pochissimi film che diverte ma che fa anche riflettere.
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