Recensione: Girolamo Ferlito |
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Titolo originale: Creepshow |
Lingua originale: Inglese |
Anno: 1982 |
Durata: 120 minuti |
Regia: George A. Romero |
Soggetto: Stephen King |
Protagonisti principali: Hal Holbrook (Henry Northrup), Leslie Nielsen (Richard Vickers), Adrienne Barbeau (Wilma Northrup), Ed Harris (Hank Blaine), Ted Danson (Harry Wentworth), Stephen King (Jordy Verrill) |
Colonna sonora [audio:creepshow.mp3]
7,5 9 7
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Creepshow (Spettacolo da brividi, da pelle d’oca) è un film di George Andrews Romero datato 1982. In Italia è noto con il nome di “Spettacolo sinistro”, dove è chiaro l’intento di sottolineare il filo conduttore delle storie che compongono l’intero lavoro: l’elemento truce e funesto. Si tratta di un film a episodi, composto da 5 storie che prendono il loro spunto dai fumetti horror degli anni ’50 realizzati dalla “EC Comics”, all’epoca oggetto di revisioni e tagli netti operati dalla censura. In realtà, il titolo stesso del film potrebbe essere considerato una citazione o potrebbe rappresentare un doppio significato. L’ultima delle 5 storie infatti, They’re creeping of you (Strisciano su di te) utilizza la parola “creep”, che in inglese, oltre a significare “brivido”, sta appunto per “strisciare”, indicando tecnicamente l’andatura dell’insetto strisciante e perché no, il passo di uno zombie. Quest’ultima storia narra della fobia di un uomo per le blatte (sì, stiamo parlando proprio di quelle marroni con e senza ali presenti nelle fogne delle città portuali). Una fobia che si trasformerà in un vero e proprio incubo prima e in un’ atroce e macabra realtà poi quando l’appartamento di costui verrà completamente invaso dalle insinuanti bestioline. Un’ossessione che lo porterà a una fine disgustosa raccontata da Romero, attraverso la cinepresa, in maniera impeccabile. A Creepshow è inoltre da attribuirsi la prima commistione tra il cinema e il fumetto (siamo ancora lontani dalla visione integrale e integrante dell’ animazione così come verrà proposta in “Chi ha incastrato Roger Rabit?”) e all’introduzione di una “voce narrante”, che resterà per sempre nella memoria degli adolescenti degli anni ’80-’90: lo zio Creepy, evidente parafrasi del titolo dei racconti a fumetti (quindi anch’egli personaggio dei fumetti) e che poi in Italia porterà ai “racconti di Zio Tibia”, (ahimè traduzione alquanto misteriosa) e al “Martedì Horror” (Ei fu, “Notte horror”), una seconda serata dedicata al cinema di settore.
Un appuntamento estivo con tanto di programma introduttivo, classifica delle morti più violente e siparietti sarcastici condotti da un pupazzo verde dai lunghi capelli canuti, che facevano da preludio a due film dell’orrore previsti nel palinsesto. Le altre quattro storie che compongono il film di Romero sono:
Father’s Day (la festa del papà),
The Lonesome Death of Jordy Verrill (la morte solitaria di Jordy Verril), nel quale si potrà assistere alla “
straordinaria” partecipazione di Stephen King
(Il “re” della letteratura Creep), nei panni dello sfortunato Jordy Verril
(episodio non proiettato in Italia poi trasmesso successivamente in TV),
Something to Tide you over (In Italia diventa “Alta marea”) e
The Crate (la cassa). Un cast d’eccezione contraddistingue le storie; oltre al già citato King vedremo sfilare: Tom Savini
(fedele scudiero per gli effetti speciali di Romero), Liesle Nielsen, Harold Holbrook, Ed Harris
(molte volte protagonista nei film trasposizione dei romanzi di King), solo per citarne alcuni.
Il connubio tra Romero e King
(sceneggiatore e soggettista del film) è gradevole, spettacolare e ci permette ancora una volta di gustarci una pellicola storica per gli amanti dell’orrore e a tratti grottesca. Romero, noto per aver affrontato nel “
suo” cinema i più disparati temi sociali, non disdegna di inframmezzare con il solito cinismo, la sua visione della realtà nascondendola
(mica tanto!) e mescolandola con un humor macabro e divertente al tempo stesso.
Il film è lontanissimo dalla concezione “
moderna” dell’horror e potrebbe risultare “
molesto” e a tratti ridicolo per chi ormai si affida alle correnti nippo-coreane, che hanno “imbastardito” il cinema, riempiendolo di effetti trans-celebrali al limite della sopportazione. Però consentitemi di sottolineare che, soprattutto per chi ha conosciuto ed è cresciuto con certe pellicole e per chi non si limita a vedere i film horror solo per il gusto di provare un po’ di suspence o semplicemente “
spaventarsi” ma anche per divertirsi, non ci si può privare di un “piatto” così ricco come questo; “
colorato”, “
acido” e “
disarmante” tanto da ricordarci che in effetti il cinema del brivido deve passare attraverso certi canoni per poter essere apprezzato a pieno. Esistono due sequel di questo film
(Creepshow 2 e 3), uno sempre anni ottanta e l’altro più recente (2006), prodotto solo per il mercato home video; un quarto episodio mai realizzato fu progettato circa due anni fa ma credetemi, lasciate perdere!
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Trovo il tuo voto decisamente offensivo e non giustificato. Anche se i gusti non si discutono, dare 3 a un film di questo genere è come affermare che il film stesso è stato realizzato senza un criterio logico, che il doppiaggio è pessimo, che la pellicola è piena di errori grossolani, buchi e che la storia fa acqua da tutti i lati; siamo sicuri che stiamo parlando di Creepshow? (Vedi il Davinotti , Splattercontainer e la critica più raffinata). Se avessi dato un 5, allora avrei potuto accettare “de gustibus non disputandum est” ma 3?!? Ti posso consigliare qualche film da 3 se vuoi, ma visti i tuoi parametri temo che per la votazione di quelle pellicole avremmo bisogno di tirare in ballo il sistema algebrico. Il voto è offensivo, tutt’al più potrebbe essere giustificato qualora la tua filmografia si fermasse, andando a ritroso, intorno al 2000. In quel caso, prendo atto di questa tua valutazione e mi rendo conto che non ci sono termini neanche per cominciare una discussione.
Uno dei peggiori film che abbia mai visto.. VOTO: 3
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