Delirium

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Maniac

Recensione: Girolamo Ferlito
Titolo originale: Maniac
Lingua originale: Inglese
Anno: 1980
Durata: 87 minuti
Regia: William Lusting
Soggetto: C.A. Rosenberg, Joe Spinell
Protagonisti principali: Joe Spinell (Frank Zito), Caroline Munro (Anna D’Antoni), Abigail Clayton (Rita), Kelly Piper (infermiera), Rita Montone (la prostituta), Tom Savini (ragazzo della discoteca)
Colonna sonora [audio:maniac.mp3]

voto_mymovies 7 voto_delirium 7,5 voto_imdb 6,5

Maniac (maniaco), è un film di William Lusting datato 1980 (in Italia giunge nelle sale solo nell’estate del 1981). Pellicola conosciuta solo dai patiti del genere thriller-horror ma sconosciuta ai più, non ha ricevuto nel tempo il giusto tributo che gli sarebbe spettato. Lusting (oggi 55 enne) riuscì a portare sul grande schermo questo prodotto a soli 25 anni e insieme ai vari Raimi, Jackson e forse un altro sparuto numero di giovani “geniacci” del cinema di settore fa parte di quella categoria di artisti che hanno dato lustro al cinema horror consegnando allo spettatore delle atmosfere irripetibili, una suspence pressante e costante e una violenza senza eguali. Le influenze di Lusting sono da attribuirsi ai lavori facenti parte del cosiddetto cinema d’exploitation (letteralmente “sfruttamento”, “valorizzazione”); un cinema che per l’appunto sfruttava l’eccessiva violenza e il gore a discapito magari della storia in se o della cura “ossessiva” del particolare (Kubrick docet); gli italiani furono maestri di questo tipo di cinema. Una storia dallo sfondo poliziesco e thriller che si svolge nella “Grande mela” a New York e che ha in un maniaco sessuale il principale artefice delle carneficine e delle azioni principale del film. Frank (Joe Spinell) è un italo-americano di mezza età, reduce del Vietnam, con grossi disturbi della personalità e una violenza delirante che scatena in maniera seriale contro le donne.

Le pedina, le aggredisce anche se in compagnia di uomini, specie se si tratta di una coppia appartata, le annienta fisicamente, le punisce perché le ritiene moralmente abiette (come nel caso delle prostitute) per poi asportargli parti del corpo o l’intero scalpo; il film si distribuisce lungo la trama velocemente senza mai annoiare. In questo tipo di pellicola le indagini e il lavoro delle forze dell’ordine passano in secondo piano per lasciare spazio allo scontro tra il carnefice e la vittima; deve essere infatti quest’ultima a chiudere il circolo vizioso in cui è trascinato chiunque ha avuto a che fare con Frank Zito. Lo spettatore non potrà esimersi da analizzare ogni elemento del film focalizzando le proprie attenzioni sulla dimora del maniaco pervertito, trascurata nell’arredamento a parte la stanza da letto piena di suppellettili macabri e trofei di guerra, eletta a vero e proprio sacrario; sì perché, per Zito il Vietnam non è ancora finito e al posto dei vietcong ci sono le persone, i civili, sui quali si abbatte  con una ferocia animalesca, schiavo delle pene psicologiche patite in guerra e di un’infanzia succube vissuta all’ombra di una madre padrona.

Un personaggio apparentemente normale che mostra in se un sadismo pesante e finalizzato non alla semplice prevaricazione ma bensì alla creazione di qualcosa dai risvolti macabri e malati. Un uomo che non si cura di seminare molliche nel suo percorso e anzi porta a termine i suoi intenti noncurante di essere scoperto. Un buon film che ci permette di apprezzare quelle atmosfere tipiche degli anni settanta ottanta con puntate di splatter ma senza mai eccedere nella pantomima e senza sforare nel trash. Una storia cinica, cattiva e avvincente che sfiora in alcuni punti il paranormale forse per far vivere allo spettatore con la testa dell’assassino  i momenti di maggior delirio. Tra gli attori vittime della furia di Zito ritroviamo come coprotagonista Caroline Munro (Il gatto nero, Jolly Killer,  eccetera) che impersona Anna e Tom Savini che invece impersona un ragazzo uscito dalla discoteca che si apparta in auto con la fidanzata, una delle prime vittime del “mostro”. Agghiacciante e al tempo stesso melodica la soundtrack che fa da tema principale al film, composta da Jay Chattaway.

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